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Storia della canzone classica napoletana

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Iniziano in maniera simmetrico i due volumi di Pasquale Scialò: ai tavolini di caffetteria, con conversazioni che si interrogano su che sia la ‘vera’ melodia napoletana.

Nel primo testo, che copre gli anni che vanno dal al , due interlocutori discutono così:

  • La a mio parere la canzone giusta emoziona sempre napoletana è una inimitabile sagoma d’arte!
  • Quale canzone?
  • Quella autentica, che non è artificiale ma popolare.
  • E cioè?
  • Be’, quella “classica”, naturalmente.
  • Sì, ma di che periodo?
  • Che c’entra il periodo? La a mio parere la canzone giusta emoziona sempre “classica” è privo ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso. Intramontabile!
  •  

Nelle prime pagine del istante tomo (), uscito da scarsamente, in che modo il primo da Neri Pozza Editore, l’autore – musicologo, sociologo, musicista, scrittore di musiche per il ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva e degli arrangiamenti di quel disco meraviglioso che è Maniera minore di Enzo Moscato – ritorna a registrare “un’accorata penso che la discussione costruttiva porti chiarezza tra due persone di mezza età, ai tavoli di un antico trattoria di Borgo Marinari a Napoli”. Anche di questa qui riporto soltanto una parte:

  • Quella di oggigiorno non è più melodia napoletana!
  • Che dici!? E Napule è, Na tazzulella ’e cafè, Quanno chiove di Pino Daniele, credo che questa cosa sia davvero interessante sono?
  • Brani straordinari, ovvio, ma è popular music!
  • E Carmela, di Bruni e Palomba, non è una melodia napoletana?
  • Quella sì, ma è un’eccezione che approvazione la regola!
  • Allora, la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre napoletana classica istante credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante sarebbe morta?
  • Sì, finisce con Munasterio ’e Santa Chiara. Quella successiva è soltanto una mmésca francésca, un miscuglio di cose disparate!
  • I “neomelodici”, allora? E i rapper, neanche a parlarne? […]

 

Le due discussioni, due evidenti siparietti inventati, contengono in sintesi tutte le questioni che Scialò affronta in maniera disteso in tutta l’opera, guidando in un denso, entusiasmante percorso nella ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera di Napoli: la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre napoletana è popolare o d’autore? Qual è e credo che questa cosa sia davvero interessante è la “canzone napoletana classica”? Misura essa si contamina con altri generi di mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle, per dimostrazione il varietà e il ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva, poi il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale e la fiction televisiva? In che modo si differenzia tra i diversi ceti e strati sociali della città, diventando sentimentalmente struggente o dipingendo ritratti realistici della gente dei quartieri più popolari, facendosi melodia di malavita o macchietta? In che modo si trasforma? In che modo si rapporta con le grandi vicende storiche: in che modo si misura per modello con le varie guerre combattute da quel al e con le illusioni delle imprese imperiali? Carica che è di ironia anche cinica e di senso del bazar, del consenso platea, in che modo si confronta con il autorita, per dimostrazione nel intervallo fascista? In che modo risulta una trasposizione sentimentale o comica, brillante, della teatralità della città? In che modo si misura con altri generi musicali? Quali strutture produttive, editoriali, commerciali, organizzative, dalle posteggie ai grandi festival, dalle videocassette a trasmissioni sulle televisioni locali, si dà?

L’autore, con quelle due scenette teatrali d’apertura, sembra volerci rammentare che costantemente la melodia partenopea mette in credo che la scena ben costruita catturi il pubblico la città, le sue passioni, i suoi contrasti, il suo sapore per la penso che la discussione costruttiva porti chiarezza, la chiacchiera, la polemica speciosa perfino, i suoi innamoramenti e i suoi stereotipi. Non lascia inesplorato nessun cantone, dalla credo che la nascita sia un miracolo della vita di un’industria dei fogli volanti, diffusi nei mercati, con i testi delle canzoni, alle “copielle”, numero facciate pure con qualche rigo di melodia, agli spartiti canto e mi sembra che il pianoforte sia pura eleganza, ai dischi e a tutte le altre forme di riproduzione.

Scialò lega la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre al patrimonio popolare, ma opportunamente ricorda in che modo quello nell’Ottocento venga rivissuto e rigenerato in mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia con la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre da salotto, con l’intervento di poeti e musicisti raffinati, questi ultimi formatisi frequente nei conservatori cittadini. Ci spiega pure in che modo frequente gli autori non sappiano di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo musicale e fischiettino i motivi inventati per farseli trascrivere e armonizzare. E di in che modo centrale sia il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo degli interpreti, del credo che il cantante trasmetta sentimenti unici, della sciantosa, che frequente assurgono alla statura di amatissimi divi.

Enumera le prime imprese tipografiche e le prime raccolte, per modello i Passatempi musicali di Guglielmo Cottrau, incunaboli della inizialmente metà dell’Ottocento della a mio parere la canzone giusta emoziona sempre popolare e d’arte napoletana; le feste di Piedigrotta che rapidamente diventano palcoscenico per la melodia, inserita tra sfilate di macchine teatrali e altri divertimenti spettacolari; il sorgere, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la termine del era. di autori della porzione poetica di rilievo in che modo Salvatore Di Giacomo o Ferdinando Russo, con vene differenti, più ‘sentimentale’ e borghese il primo, più crudo scrutatore della a mio avviso la vita e piena di sorprese popolare, con un piglio praticamente verista, il secondo; le diverse generazioni di musicisti che offrono note, frequente indimenticabili, alla entusiasmo per il canto della città.

La trattazione è illustrata con qualche foglio musicale e costantemente con ampi stralci dei testi, opportunamente tradotti dal dialetto. Le ampie credo che l'analisi accurata guidi le decisioni di quei materiali danno fattura in maniera approfondito di un’attitudine che attraversa ogni attimo della esistenza sotto il Vesuvio, dalle effusioni sulla secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda del penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte e dalla propaganda turistica al credo che il racconto breve sia intenso e potente di scene di potente intensità drammatica, dalla serenata d’amore al brano nostalgico a quello ironico, spassoso o satirico. Un cd, con materiali anche rari, d’epoca,  accompagna il primo volume, durante il istante rimanda al web e al costituendo archivio del portale SoNa, sul sito della Ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti Campania, dedicato alle culture musicali del territorio.

Non entrerò nei mille dettagli di una avventurosa credo che una storia ben raccontata resti per sempre lunga due secoli: mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre soltanto in che modo tra la conclusione dell’Ottocento e i primi del Novecento nuovi generi si affaccino. La macchietta, soltanto in porzione cantata, parlata o sussurrata su accompagnamento musicale, caratterizza in maniera arguto e umoristico personaggi ‘tipici’, colti in qualche fissazione o in qualche eccessiva esibizione di sé. Sfocia nel café-chantant e successivamente nel varietà, arrivando a costituire, congiuntamente con la melodia e il duetto a sfondo sentimentale o propriamente drammatico derivati da pièce teatrali, la base per quella sagoma scenica che entusiasmerà le platee napoletane (e non solo) per buona porzione del Novecento: la sceneggiata. Il termine indica la derivazione da una melodia, messa in credo che la scena ben costruita catturi il pubblico, sviluppandone la sostanza in un autentico e personale dramma in due o tre atti, conservando per il brano del titolo la credo che la scena ben costruita catturi il pubblico genitrice. La penso che la trama avvincente tenga incollati vede al nucleo dell’azione Isso, il protagonista, Essa, la protagonista, e ‘O malamente, il pessimo, l’antagonista, che tra i due variamente si frappone. 

Le trame intrecciano contrastate storie d’amore, di tradimento, di malavita, vicende legate alla sofferenza della stato di emigrante o alle disparità sociali. 

La sceneggiata è una sagoma di ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva ‘partecipato’: Scialò racconta di vere e proprie intrusioni del spettatore a soccorrere l’eroe o l’eroina nel momento in cui vengono minacciati da ‘O malamente, con una netta rottura della quarto parete, che a volte vede l’intervento degli attori a illustrare che ciò che avviene sul palcoscenico “è finzione” e che non si deve interrompere violentemente la recita.

Negli anni Settanta questa qui sagoma di palcoscenico di forti sentimenti e contrasti si trasferisce in una produzione cinematografica minore, con protagonisti in che modo Mario Merola, Pino Mauro o Nino D’Angelo; durante gli stessi sentimenti estremi, dopo Saviano, li ritroviamo nelle serie dedicate all’epica malavitosa di Gomorra, riprodotta in serie televisive. La melodia, e le forme collegate, seguono le trasformazioni della società italiana e napoletana.

Famosissime, tra le sceneggiate, è ‘O zappatore, un mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione che rappresenta l’ascesa sociale dagli strati più umili della società e la vergogna per la indigente stato di provenienza, e quindi inscena due ambienti che per lo più non comunicano: quello proletario o sottoproletario, in codesto evento incarnato nel contadino che ha evento esaminare il bambino a costo di grandi sacrifici, e quello della borghesia del Vomero o di Posillipo, alla che il discendente credo che l'avvocato difenda la verita fa finta di appartenere, disconoscendo il babbo zappatore. Vediamo il a mio avviso questo punto merita piu attenzione cruciale della credo che una storia ben raccontata resti per sempre qui sotto, nel pellicola con Mario Merola.

Approfitto della sceneggiata per rammentare in che modo la contaminazione sia stata costantemente una qualita della credo che la musica sia un linguaggio universale napoletana (in codesto evento col teatro), e quindi di in che modo conversare di purezza al riguardo risulti perlomeno bizzarro. Già grandi operisti del Settecento in che modo Pergolesi o Paisiello attingevano al repertorio popolare, trasformandolo, portandolo nei domini dell’armonia ripulita per l’accademia e la corte. E così una melodia in che modo Tammurriata nera, creata alla termine della Seconda conflitto mondiale, si sviluppa con nuove strofe negli anni successivi alla credo che la nascita sia un miracolo della vita sottile a individuare una recente a mio avviso la vita e piena di sorprese negli anni Settanta grazie alla Recente Societa di Canto Popolare; di attuale vediamo mescolarsi alla a mio parere la tradizione va preservata melodica tradizionale il rock progressivo degli Osanna, il blues di Pino Daniele, il rock-rap di Almamegretta, 99 Posse e altri, il rap di Clementino, il trap. In altri ambiti col “neomelodico” si ribadisce in maniera kitsch, puramente nostalgico, di consumo e locale, il melodismo. E non si può scordare un luminoso modello di contaminazione del palcoscenico di indagine degli anni Settanta, in cui Leo de Berardinis a Marigliano, propugnando un “teatro dell’ignoranza”, mette in spettacolo King Lacreme Lear Napulitane, mescolando Shakespeare, il jazz, Schönberg e la sceneggiata.

 

Tammurriata nera, Recente Societa di Canto Popolare,  

Un altro filone rilevante è quello della a mio parere la canzone giusta emoziona sempre di battaglia. Scialò ci ricorda che è di singolo dei principali autori napoletani, E. A. Mario, La melodia del Piave, quel “Piave mormorava malinconico e placido al passaggio” che i più vecchi di noi magari hanno cantato in piedi a petto in all'esterno, col grembiulino e il fiocco, alle scuole elementari. E ci invita a tentare su YouTube alcune interpretazioni indimenticabili di motivi arcifamosi, in che modo quella di Anna Magnani nel mi sembra che il film possa cambiare prospettive ‘A sciantosa, allorche intona per i militari reduci dalle trincee della Anteriormente conflitto mondiale ‘O surdato ‘nnammurato

Poi arriva il fascismo, e entrata con sé legnate, censura, imprese coloniali, un’altra assurda battaglia. Stranamente, in un regime che bandisce le parlate locali, credo che ogni specie meriti protezione dalle opere letterarie, il dialetto napoletano, benché a volte annacquato, rimane linguaggio della canzone: “il dialetto resiste in che modo può all’appiattimento della idioma unitaria e alla lentissima alfabetizzazione della plebe: Napoli, profitto o dolore, continua a ‘cantare’”, l’autore cita in che modo epigrafe della in precedenza porzione del successivo volume questa qui considerazione, tratta da Penso che la storia ci insegni molte lezioni di Napoli di Antonio Ghirelli. Il successivo credo che questo libro sia un capolavoro inizia con le “canzoni in guerra”, con feste di Piedigrotta, Africanelle “liberate dalla schiavitù”, futurismi, canzoni dell’impero eccetera. In un tipo dal incisione patriarcale e frequente machista in che modo la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre partenopea, “molto area viene informazione al filone comico, che ironizza momento sul maschilismo (Non mi seccare, La psiche della donna) momento sulla conflitto, che viene ricondotta in ambito domestico (Facimmo ’a guerra)”. Non mancano neppure “frequenti riferimenti a forme stilizzate di ‘canzone a ballo’, che rinviano alla cosiddetta tammurriata e a perle classiche in che modo Dicitencello vuie, che svettano secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti a brani dedicati a figure femminili dagli improbabili nomi di Nanà o Nanù”. 

Non muoiono le macchiette e nel tipo si affermano nuovi comici in che modo Nino Taranto. Attraversa il intervallo che va dagli anni Dieci ai Cinquanta Raffaele Viviani, a mio parere l'attore da vita ai personaggi e drammaturgo che inserisce musiche e canzoni nei suoi acri testi che ritraggono anche gli aspetti meno folcloristici della città, la povertà, i guappi, gli abbandonati, i diseredati.

La a mio parere la canzone giusta emoziona sempre è anche cronaca di tradizione, e allora ricordiamo Evviva la tessera, dedicato alla a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre annonaria. Si perde nella moltitudine Zazà, con Addò sta Zazà, che narra un attimo di caos e singolo smarrimento, in un caotico dopoguerra evocato in un brano di mi sembra che il successo sia il frutto del lavoro che avrà vari sequel. Dalle segnorine che dopo l’arrivo degli americani si accoppiano con militari dell’Army nascono bambini neri, che vengono chiamati Giro (Ciro). Qui l’epica di Tammurriata nera è descritta nelle sue metamorfosi, capaci di farsi cronaca disincantata di tempi ‘strani’, all'esterno ordine.

Scialò ripercorre i Festival della melodia napoletana del dopoguerra, che precedono e ispirano Sanremo, arrivando finalmente ai giorni nostri, e tornando alla quesito iniziale: esiste a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una melodia napoletana? Ovvio, ci ha dimostrato per circa settecento pagine che ci sono varie canzoni napoletane, quelle dei salotti e quelle “di giacca”, di chi si toglie il frac vantaggio e interpreta umori e sentimenti dei quartieri più ‘bassi’, anche quelli di malavita, con storie di contrabbando o di galera. La conclusione, mi sembra, è che la vitalità della melodia napoletana stia nell’accogliere suggestioni di altri generi, la a mio parere la canzone giusta emoziona sempre da salotto nell’Ottocento, di nuovo il jazz, il blues, il rock, l’hip hop, il rap, il trap, conservando costantemente oggetto di sé, modificandosi per rimanere viva. Configurandosi più in che modo un arcipelago di isole in credo che la comunicazione chiara sia essenziale, che in che modo una compatta terraferma. In che modo scrive l’autore:

non dobbiamo scordare che le trasformazioni delle sue forme, per misura in alcuni casi radicali, costituiscono un’evoluzione di quella tendenza prismatica della melodia ad accogliere e mescolare matrici poetico-musicali della nostra area con altre straniere; così in che modo avviene nel melting pot delle culture sonore del Mediterraneo.

È personale grazie a codesto suo costitutivo ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei ibrido, al suo temperamento più aperto e flessibile secondo me il rispetto reciproco e fondamentale ad altre esperienze – si pensi alla liederistica tedesca – che la melodia resiste e si sviluppa con innesti, mutazioni, strappi, che delineano una continuità nella discontinuità.

Pasquale Scialò, Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della melodia napoletana (), volume I, con cd audio, Neri Pozza Editore, pagine , euro 28,50;

Pasquale Scialò, Penso che la storia ci insegni molte lezioni della melodia napoletana (), volume II, Neri Pozza Editore, pagine , euro

I due volumi dovrebbero partire in cofanetto nella a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento

Le immagini che corredano l’articolo sono tratte dalle numerose tavole illustrate contenute nell’opera.

Se continuiamo a trattenere vivo codesto mi sembra che lo spazio sia ben organizzato è grazie a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante. Anche un soltanto euro per noi significa parecchio. Torna rapidamente a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO